La Valle dei Pinocchi: un secolo di tradizioni
Curiosità e tradizioni della Valle dei Pinocchi
A 141 anni dal primo incontro tra il grande pubblico e l'iconica marionetta nata dalla penna di Collodi, scopriamo i luoghi incantati della Valle dei Pinocchi.
Perché la Valle Strona è anche chiamata Valle dei Pinocchi?
C’era una volta la Valle Strona, un luogo di tradizioni e abitudini secolari. Situata nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, è anche conosciuta come Valle dei Pinocchi. Ma da dove nasce questa favolistica denominazione? Il 7 luglio del 1881 uscì la prima puntata del capolavoro di Carlo Collodi, suddiviso in diversi episodi sul “Giornale per i bambini”, settimanale per l’infanzia.
La marionetta entrò sin da subito nel cuore dei lettori, dando vita, molti anni più tardi, a numerose trasposizioni cinematografiche, ma non solo. Nacquero diverse versioni di Pinocchio sotto forma di giocattolo o souvenir, e anche nella Valle Strona presero vita piccoli centri di produzione artigianale del legno dedicati al personaggio.
Modelli di ogni forma e dimensione, che ancora oggi vengono realizzati per la gioia degli appassionati. Da qui, il nome “Valle dei Pinocchi”, che rappresenta anche un’importante meta per chi ama i percorsi di hiking.
Arrivare in Valle Strona: un percorso nella Natura
Tutti gli appassionati di hiking l’hanno sperimentato: camminare nella Natura, lontani dalla tecnologia e dal caos cittadino, rende più sensibili tutti i nostri sensi. Chi desidera attraversare la Valle dei Pinocchi parte da Omegna, e seguendo il corso del torrente Strona si lascia completamente rapire dai suoni della Natura.
L’acqua che scorre, gli insetti che ronzano, le voci nelle case degli altri. I punti panoramici che si trovano lungo il percorso sono un grande regalo per gli occhi, e il profumo della montagna riempie i polmoni di aria pulita.
La Valle Strona è costellata di piccoli paesini e frazioni di montagna, tra cui Piana di Fornero. Ed è proprio qui che si nasconde il Mastro Geppetto del nostro secolo, Giuseppe Piana. Il suo laboratorio produce ogni forma e modello di Pinocchio, dai piccoli portachiavi alle riproduzioni giganti. Ogni dettaglio è lavorato a mano: un vero capolavoro di artigianato.
Campello Monti, ultima tappa della Valle dei Pinocchi
La meta finale del percorso in Valle Strona è Campello Monti, piccolo borgo Walser situato a 1305 metri sul livello del mare. Un paese silenzioso, che si ripopola solo d’estate, quando le persone originarie della zona tornano per un breve periodo di riposo lontano dalle rumorose città.
I colori pastello delle case sono una particolarità di questo luogo, dove potrete anche ammirare la Chiesa di San Giovanni Battista, edificio del lontano 1790.
Per i più sportivi, l’escursione può proseguire. Da Campello Monti si può raggiungere la cima di Monte Capezzone, a più di 2.000 metri, punto d’origine del torrente Strona. A ripagarvi di tutto l’impegno per il vostro viaggio, una vista mozzafiato.
La scoperta dei gioielli del nostro territorio continua
con tanti altri percorsi, sia a piedi
che in bicicletta.
Lago d’Orta, cosa vedere quando piove
Cosa fare sul Lago d’Orta quando piove?
Anche quando il tempo non è bello il Lago d’Orta offre attrazioni capaci di sorprendere qualsiasi tipo di visitatore.
Il Lago d’Orta esprime tutto il suo fascino con qualsiasi condizione atmosferica, inclusa la pioggia. Già perché in questo territorio le attività da fare sono veramente tante, così come i luoghi e le attrazioni da scoprire. Dai musei ai palazzi storici, passando per le chiese ecco cosa fare sul Lago d’Orta quando c’è mal tempo.
Lago d’Orta, i musei da non perdere
I musei che sorgono attorno al Lago d’Orta sono la testimonianza della vita operosa degli abitanti di questo luogo. Dalla lavorazione del legno e del rame, passando per gli strumenti musicali, nella zona vi sono numerosi spazi espositivi che ti potranno mostrare fedelmente tutti i passaggi e gli arnesi utilizzati nei diversi mestieri che hanno caratterizzato e definito il passato del Lago d’Orta.
Il Museo dell’Arte della Tornitura del Legno si trova a Pettenasco in un’antica torneria destinata alla lavorazione del legno e appartenente alla famiglia Mauilini. In questo splendido museo troverai una collezione permanente dedicata all’arte della tornitura del legno. Una particolare sezione è stata ricavata dal laboratorio artigianale del tornitore: qui potrai ancora ammirare gli attrezzi e macchinari originali per la tornitura del legno. Il Museo è gestito dall’Associazione Pro Loco di Pettenasco ed è inserito nel circuito Ecomuseo Lago d’Orta e Mottarone. Nel sito museale sono organizzate sia mostre ce visite guidate e laboratori didattici.
Sempre all’interno del circuito Ecomuseo Lago d’Orta e Mottarone troverai un altro suggestivo spazio espositivo che caratterizza il territorio, il Museo dello Scalpellino. Situato a Boleto di Madonna del Sasso, un comune che si trova sulla sommità di una formazione di granito lavorata per decenni proprio dai famosi scalpellini, questo museo nasce dalla volontà di valorizzare un mestiere che per quasi due secoli ha identificato la zona del Cusio occidentale.
Il Lago d’Orta ospita poi un’eccellenza museale unica al mondo: il Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia di San Maurizio d’Opaglio. All’interno del museo viene affrontato il rapporto fra l’uomo e l’acqua, ripercorrendo la storia dell’igiene e delle innovazioni tecnologiche che hanno permesso agli umani di dominare il liquido. Il progetto del museo ha quindi l’obiettivo di ripercorrere la storia sociale dell’acqua, base della cura del corpo che è diventata da una pratica di lusso per pochi a un fenomeno esteso ai molti. Proprio questo passaggio ha reso possibile la nascita del distretto industriale del rubinetto nella zona del Cusio.
Dai palazzi alle chiese, ecco cosa vedere sul Lago d’Orta quando piove
Il Lago d’Orta si caratterizza anche per la presenza di numerose ville, palazzi nobiliari e antiche chiese che potrai visitare quando il tempo non è favorevole. Fra questi sicuramente troviamo Palazzo Tornielli, ad Ameno. Il palazzo deve il suo nome alla dinastia di Borgolavezzaro, fra i casati più importanti di Novara sin dal Medioevo. Fra le sue proprietà la famiglia Tornielli poteva vantare anche un palazzo di campagna, dimora adibita ai ricevimenti e agli svaghi. L’edificio si sviluppa intorno a due ampi cortili interni: elementi distintivi della struttura sono lo scalone interno con ringhiere in ferro battuto e gli affreschi mitologici presenti sul soffitto del vano scala. A Palazzo Tornielli oggi ha sede il Comune di Ameno e lo Spazio Museale.
Entrando a Miasino verrai invece accolto da Villa Nigra, una residenza voluta dalla famiglia Martelli e composta da tre corpi di fabbrica appartenenti a differenti epoche. La villa è stata poi ampliata con i resti del Castello di Carcegna, aggiungendo l’ala orientale, i loggiati e il porticato, secondo un uso architettonico presente sul Lago d’Orta sin dal XV secolo. Fu l’architetto Carlo Nigra a volere la sistemazione del famoso parco della villa, con la piantumazione di camelie, rododendri e magnolie in aiuole delimitate da vialetti in ghiaia. Oggi Villa Nigra è diventata il luogo ideale per eventi culturali, convegni, festival musicali e mostre temporanee.
Sul Lago d’Orta vi sono infine numerose chiese che potrai ammirare, come il Santuario della Madonna del Sasso o la Basilica di San Giulio. Forse non tutti però conosceranno la Chiesa di Santa Maria di Luzzara, situata fuori dal centro abitato di Gozzano, a circa 2 chilometri lungo la strada che porta a San Maurizio d’Opaglio. Mentre ancora si hanno dubbi sull’epoca di costruzione dell’edificio religioso, sicura è la struttura: si caratterizza per una facciata a capanna ed è costituita da una sola navata che culmina in tre absidi. Sia all’esterno che all’interno della chiesa si possono ammirare numerosi affreschi, restaurati in tempi recenti, che risalgono al XV e al XVI secolo. Curioso anche il campanile “a vela”, un’altra piccola perla di questo grazioso gioiello religioso sul Lago d’Orta.
Miasino, un borgo tra nobiltà e storia sul lago d'Orta
Miasino, la ricchezza della storia
Miasino è un piccolo borgo affacciato parzialmente sul lago d’Orta. Ricco di storia (e non solo) è una tappa inconsueta ma molto interessante.
Spunta, discreto ed elegante, sulla costa orientale del lago d’Orta. Un piccolo borgo che non arriva a mille abitanti, il cui cuore si situa all’interno di un verde falsopiano tra le montagne circostanti. Stiamo parlando di Miasino, meta caratteristica ma anche originale per un tour del lago d’Orta e punto nevralgico per numerose escursioni naturalistiche. Una delle sue due frazioni, Carcegna, si affaccia direttamente sul lago. L’altra, Pisogno, si trova invece sulle pendici del monte Formica.
La sua storia centenaria
Nonostante le dimensioni contenute e l’ombra di luoghi vicini, suggestivi e noti come Orta San Giulio e Ameno, Miasino “val bene” una visita per scoprire le sue antichissime origini, che lo portarono durante il Medioevo a far parte del grande feudo vescovile della Riviera di San Giulio, e per godere della sua anima nobile e raffinata.
Miasino, infatti, durante il Seicento e il Settecento si arricchì grazie alla presenza di famiglie borghesi o aristocratiche e abbellì il suo territorio con diverse residenze signorili.
Miasino, inoltre, può vantare ritrovamenti antichissimi, addirittura risalenti all’età del Ferro, cui apparterrebbero cimeli etruschi, in massima parte vasellame e terrecotte fregiate ritrovate in località Campello.
Miasino, insomma, vanta una doppia anima: storica e nobile. Entrambe da scoprire.
Cosa vedere
Tra le principali attrazioni che vanta il comune di Miasino rientra sicuramente la Chiesa parrocchiale di San Rocco, riedificata nel 1627 su progetto dell’architetto milanese Francesco Maria Richino. La facciata della Chiesa fu terminata nel 1933 dall’architetto torinese Carlo Nigra che intese rispettare il disegno originario. Questa Chiesa, proclamata monumento nazionale, presenta al suo interno un marmoreo altare seicentesco e importanti quadri e affreschi.
L’interno, appunto, ricco ed elegante, con pregevoli opere barocche e tardobarocche, realizzate da artisti locali e non, fu possibile in massima parte grazie alla generosità dei numerosi miasinesi emigrati fin dal Cinquecento in Toscana, soprattutto a Lucca, o nelle città lombarde, con in testa Milano.
Altra tappa obbligatoria nel centro di Miasino è senza dubbio Villa Nigra, di origini Cinquecentesche ma ampliata già nel Seicento e nel Settecento. Villa Nigra è un esempio di nobile residenza di campagna e oggi è di proprietà del Comune di Miasino.
Infine, altro edificio di interesse turistico è la chiesa parrocchiale della frazione di Pisogno, caratterizzata da una particolarissima facciata barocca.
Nonio, storia e luoghi di culto da non perdere
Nonio, qual è la sua storia e cosa vedere?
Nonio è un piccolo comune del lago d’Orta con un importante passato alle spalle e alcune chiese da vedere assolutamente.
Partendo da Omegna e percorrendo la “strada occidentale del lago d’Orta” si arriva nel territorio comunale di Nonio. La zona abitativa di questo suggestivo paesino, costituita da case addossata l’una all’altra e da strette viuzze, si colloca alle pendici meridionali del monte Cregno, e a quelle orientali del Pizzo. Per raggiungere Nonio si deve passare nel piccolo centro di Brolo, situato alle falde del monte Cregno, mentre sotto il paesino è possibile trovare Oira, un piccolo quanto caratteristico nucleo di casa disposte in una ripida valletta affacciata sul lago. Ma che storia ha Nonio e quali sono le attrazioni da non perdere durante una visita a questo comune italiano?
Storia e origini del nome
La storia cittadina di Nonio è probabilmente legata a quella del periodo delle conquiste dell’Impero Romano. Il suo nome nell’antichità era “Nonium”, che nei secoli si è trasformato e ha assunto differenti varianti, come “Gnugno”, “Gnogno” oppure “Gnognio”. Oggigiorno questo retaggio degli antichi appellativi è rimasto nel dialetto locale: gli abitanti del paesino chiamano infatti la loro cittadina “Gnugn”.
Così come è incerta l’origine del nome Nonio, allo stesso modo lo è la storia del comune. La cosa che si sa per certo è che nell’epoca della Roma imperiale esisteva una famiglia che aveva “Nonius” come cognome: che però sia realmente esistita una correlazione fra l’origine e il nome di Nonio e la “Gens Nonia” è alquanto complicato da affermare con certezza assoluta.
All’inizio del secolo scorso e di questo corrente sono stati fatti importanti ritrovamenti archeologici che hanno rafforzato le ipotesi circa le origini dell’insediamento di Nonio. Sono stati rinvenuti fibule, bracciali, punte di lancia, monete e altri oggetti rinvenuti da sepolcreti celti e romani, ritrovati nei pressi dell’abitato.
Quali chiese e luoghi di culto vedere?
Una delle attrazioni principali e più particolari di Nonio è un fenomeno naturale straordinario: in un certo momento dell’anno, infatti, per alcuni giorni nel paese è possibile assistere a un doppio tramonto. Nel pomeriggio il sole scompare dietro la vetta del monte Castello, che sovrasta il comune, rispunta poi dopo alcuni minuti e infine tramonta nuovamente più tardi.
A livello culturale e artistico Nonio è conosciuta per alcune chiese, che contraddistinguono la fede religiosa a cui sono fortemente attaccati i suoi abitanti. La più importante e conosciuta è quella di S. Biagio: mentre l’impianto romanico originale del XIV secolo è tutt’ora rimasto, la struttura è stata ristrutturata un paio di secoli dopo. Un antico portale realizzato con pietra locale proveniente dalle cave di Oira, il campanile costruito sulla base dei resti di una torre precedente e il campanone, il più grande della zona dopo quello di S. Giulio sono alcune delle caratteristiche architettoniche che rendono questa chiesa una delle tappe da non perdere in un giro a Nonio.
Nel cuore del paese si trova poi l’oratorio di San Rocco, un luogo di culto e di ritrovo costruito nel 1600 e caratterizzato da un altare in legno scolpito, laccato e dorato. Infine a Brolo, l’altro centro di rilievo storico di Nonio, si trova la settecentesca chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate, dove si trovano conservati un grande crocifisso ligneo e una preziosa reliquia, ovvero una piccola scheggia del legno della Croce su cui venne inchiodato Gesù, autenticata da due decreti vescovili.
Cesara, storia e cosa vedere di caratteristico
Cesara, storia e attrazioni del comune sul lago d’Orta
Il comune di Cesara è un caratteristico borgo sul lago d’Orta con una particolare storia alle spalle e numerose attrazioni religiose da vedere.
Su un leggero pendio che si allarga a ventaglio ed è circondato dal monte Pizzo, nella zona delle alture occidentali del lago d’Orta, sorge il piccolo comune di Cesara. Si tratta di un borgo della provincia del Verbano-Cusio-Ossola che conta circa 600 abitanti, con un’importante storia alle spalle e numerose chiese caratteristiche che vale la pena visitare.
La storia del comune di Giulio Cesare
Secondo la tradizione il comune di Cesara deve il suo nome proprio a Giulio Cesare, mentre alcuni documenti storici identificano come il nome del borgo sia comparso per la prima volta nel 1204. La storia di Cesara è strettamente legata alle vicende del feudo dell’Isola di San Giulio che, dopo il dominio longobardo nel periodo dell’Alto Medioevo, venne concesso nel X secolo dall’Imperatore Ottone al Vescovo di Novara, sotto il cui controllo rimase fino al 1767.
A livello economico, il comune di Cesara non presenta grandi attività imprenditoriali, a esclusione di qualche azienda a carattere artigianale. La gran parte della manodopera viene attratta dagli stabilimenti per la lavorazione dei metalli e dei rubinetti che sono fiorenti nelle zone di Cusio, tra Omegna e San Maurizio d’Opaglio.
Cosa fare e vedere?
A livello naturalistico il clima salubre e la vicinanza con il bacino lacuale permettono a Cesara di avere suggestive porzioni di spiaggia in cui potersi rilassare e divertire nel periodo estivo, in una vera e propria oasi di pace. Per quanto riguarda gli itinerari che è possibile percorrere nelle vicinanze del comune, ci sono diversi itinerari e mulattiere che circondano i pendii dell’area, e, in particolare, quelli del monte Pizzo.
Per quanto riguarda un turismo più culturale e religioso a Cesara ci sono numerose chiese che vale la pena visitare. La Parrocchiale di San Clemente domina l’intero abitato e ha subito numerose modifiche nell’arco di tre secoli, dal XV al XVII secolo. La Parrocchiale conserva però l’impianto della chiesa originaria con una triplice navata, il campanile a pianta quadrata e gli affreschi del ‘400.
La Chiesa di Sant’Isidoro è invece un’altra attrazione molto caratteristica di Cesara, che però è più esclusiva: l’edificio apre infatti soltanto in due occasioni, ovvero per la festa dedicata al Santo patrono e il periodo di siccità.
Lago d’Orta, i sentieri e i percorsi più suggestivi
Cinque sentieri alla scoperta del Lago d’Orta
Ecco tutti i migliori percorsi sul Lago d’Orta, per scoprire le meraviglie naturali e paesaggistiche della zona.
Il Lago d’Orta offre numerose bellezze naturali e paesaggistiche, molte delle quali si possono godere dalle splendide passeggiate e percorsi di trekking che costellano questa zona d’Italia. Ecco quindi quali sono i migliori sentieri e itinerari per ammirare il fascino del Lago d’Orta.
Percorso da Orta San Giulio a Corconio
Il primo percorso inizia da Orta San Giulio, in particolare da piazza Motta. Passando da via Fava costeggerai da una parte il lago e dall’altra i giardini e i parchi. Superata Villa Crespi arriverai alla Crociera e, dopo circa 200 metri di salita, vicino all’albergo Santa Caterina, dovrai imboccare a destra una stradina stretta, la strada della Prisciola. Questa strada sale verso il campo sportivo di Legro. Una volta passato il sottopasso della ferrovia gira a destra e prosegui fino alla fine del paese. Proprio qui comincerai a inoltrarti in mezzo ai boschi. Quando la strada asfaltata gira a sinistra e sale verso Vacciago, prosegui dritto su una strada sterrata leggermente in discesa: si tratta di una strada panoramica che offre una splendida vista sul lago d’Orta, il Monte Rosa e la Torre di Buccione. Dopo circa 90 minuti di percorso arriverai a Corconio. Questo tragitto può essere fatto sia a piedi che in mountain bike.
Girolago Anello Azzurro, il percorso di congiunzione fra Orta e Pella
Uno dei percorsi più famosi sul Lago d’Orta è il girolago Anello Azzurro, un tratto formato da diversi sentieri che collegano alcuni fra i borghi più belli della zona. Fra questi sentieri vi è quello di Orta-Pella: un percorso di circa 14 chilometri che congiunge il Sacro Monte di Orta con il paesino di Pella. Si parte appunto dal Sacro Monte, dove scendendo lungo la regionale 229 si prosegue verso Legro. Continua sempre dritto dopo la stazione di Orta-Miasino, sulla strada della Prisciola, fino a incontrare una strada sterrata che porta alla chiesa di Santo Stefano a Corconio. Risalendo verso il cimitero di Corconio incontrerai una strada provinciale: scendi fino al ponte sulla ferrovia e svolta a destra, prendendo subito dopo la cascina la via che sale a sinistra.
Passata la fonte Bersanella sbucherai su Via Artogno, svolta a destra allo stop e a quello successivo in Via Mario Motta gira di nuovo a destra, proseguendo fino ad arrivare al Lido di Buccione. Il porto del golfo di Buccione scende lungo lo sterrato della Via Fransisca. Costeggia il lago, ammirando il paesaggio circostante. Dopo circa 2 chilometri arriverai a Cascina Fara a destra e a sinistra a un sentiero che porta alla Chiesa della Madonna di Luzzara.
Andando oltre si arriva a Pascolo, frazione di San Maurizio d’Opaglio e, ancora più avanti, a Punta Casario. Costeggia la Villa Guadagnini e ammira poi Villa Castelnuovo. Prosegui e raggiungi la frazione di Lagna, in cui dovrai arrivare sino alla strada provinciale 48. Svolta a destra verso l’abitato di Pella e, dopo aver superato la frazione di Roncallo al Lago, arriverai finalmente al centro storico di Pella.
Il Monte Cerano, un sentiero panoramico
Con i suoi 1702 metri il Monte Cerano rappresenta un punto panoramico molto significativo sul Lago d’Orta da cui potrai ammirare il Lago Maggiore, la Valstrona e le Grandi Alpi. Da Omegna sali verso Valstrona fino a Germagno, svolta a destra all’inizio del paese e raggiungi la chiesetta dell’Alpe Quaggione. Da questa chiesetta segui la strada asfaltata che termina alle pendici del Monte Zuccaro. Svolta quindi a destra seguendo un sentiero che è ben segnalato: passerai prima in mezzo a un faggeto per proseguire poi sulla dorsale fino ad arrivare a una diramazione. A destra potrai scegliere di proseguire fino all’Alpe Pianello, mentre a sinistra arriverai al Morello e al centro al Monte Cerano.
Il percorso Borca-Crabbia-Agrano-Borca, un’immersione nella natura
Dopo aver parcheggiato l’auto a Borca, vicino alla chiesa, imbocca il sentiero ben segnalato che inizia subito dopo la chiesetta e si inoltra in un suggestivo bosco di castagni e roveri. Prosegui a destra, su una strada pianeggiante sopra la ferrovia. Superati alcuni ruscelli raggiungerai le prime abitazioni di Crabbia. Prima della chiesa svolta a sinistra: dopo un breve tratto asfaltato il percorso si immerge nuovamente nel bosco, per poi terminare in una pineta. Raggiungerai quindi il cimitero di Agrano e, dopo averlo superato, imboccherai la provinciale scendendo a sinistra. Dopo un piccolo ponte riprendi il sentiero che rientra nel bosco a sinistra, scendi ancora per 10 minuti e tornerai sul percorso iniziale. Questo percorso è lungo circa 7 chilometri e ha una durata di circa 3 ore e 30 minuti.
Alpe Quaggione, un sentiero per i più esperti
Il sentiero che da Omegna porta all’Alpe Quaggione è realmente impegnativo, quindi affrontarlo se sei veramente preparato fisicamente. Dopo aver superato l’abitato di Crusinallo svolta verso Casale Corte Cerro. Segui per Gattugno, supera San Fermo e il suo santuario e segui per Montebuglio. Una volta superato il paese la strada comincia a salire, senza darti più tregua. Supera l’Alpe rovelli, poi l’incrocio con l’Alpe Rusa e segui a destra per l’Alpe Quaggione. Il percorso è notevolmente in pendenza e mette a dura prova anche i fisici più preparati. Arriverai quindi all’Alpe Quaggione dopo oltre 22 chilometri di sentiero e 3 ore di camminata. Potrai anche proseguire salendo a sinistra verso Fontanelle, per trovare una splendida vista panoramica sul Lago d’Orta.
Castello di Buccione, storia e come arrivarci
Castello di Buccione, la fortificazione sul lago d’Orta
Qual è la storia del Castello di Buccione? E quale il percorso naturalistico più suggestivo per raggiungerlo?
Noto anche come Torre di Buccione, si trova in cima a un colle al confine fra la zona di Orta San Giulio e Gozzano, all’estremità sud orientale del lago d’Orta. Il Castello, così come il monte su cui si erge, prende il nome da Buccione, una vicina frazione di Gozzano. Ma quali sono le origini della fortificazione? E come raggiungerla?
Un tuffo nella storia
Il Castello di Buccione è simbolo dell’indipendenza della Riviera di San Giulio. La posizione strategica in cui si trova consente di dominare il lago d’Orta e la pianura novarese. Il Castello di Buccione, noto a tutti come Torre di Buccione per via della maggiore visibilità di questo elemento architettonico, era originariamente un vero e proprio castrum, e come tale viene citato in diversi documenti a partire dal 1200. La fortificazione è costituita da un mastio, ovvero una torre centrale, alto oltre 23 metri, realizzato in conci squadrati e circondato da una cortina muraria a pianta rettangolare. L’ingresso al Castello di Buccione avviene tramite una spianata capace di ospitare 500 uomini.
La fortificazione si pensa sia di epoca longobarda, e si ritiene che venne costruita su resti romani più antichi. Con molta probabilità l’attuale Castello di Buccione venne edificato verso la fine del XII secolo, presumibilmente dai Conti Da Castello. Il primo documento in cui viene citato il Castello è proprio relativo a un accordo fra i Da Castello e il comune di Novara: in quell’occasione era presente anche il Vescovo della città, che dal 1235 divenne possessore della fortezza. La primaria funzione del Castello di Buccione era quella di segnalazione: sulla torre si trovava infatti una campana, utilizzata per dare l’avviso del pericolo. Tale campana, fusa nel 1610, è oggi conservata nel giardino della sede del Comune di Orta.
Come raggiungere il Castello?
Il Castello di Buccione è una valida meta dove trascorrere un weekend sul lago d’Orta, o per organizzare un’escursione in giornata. Per raggiungere il Castello è possibile percorrere il Sentiero Azzurro: dal Sacro Monte d’Orta bisogna scendere fino alla Strada Statale del lago, per superarla e prendere la prima strada a destra. Si arriva quindi all’abitato di Corconio, per proseguire in direzione Torre di Buccione costeggiando per circa 1 chilometro la linea ferroviaria.
Il Sentiero Azzurro collega tre aree protette e può essere completato in circa 3 ore di cammino. Una volta arrivati in cima al monte della Torre si aprirà una spettacolare vista, con il Monte Rosa e la catena delle Alpi che si riflettono nelle acque del lago d’Orta.
Gozzano, il piccolo paese dove riposa San Giuliano
Gozzano, sulle tracce di San Giuliano
Gozzano è un borgo che sorge sulla riviera meridionale del lago d’Orta. È ricco di splendidi siti di culto di matrice romanica.
Gozzano è un comune di circa 5.500 abitanti che sorge poco distante dall’estremità meridionale del lago d’Orta. Curiosa l’analisi del toponimo. Gozzano deriva dal termine latino “Gaudianum”, traducibile letteralmente come “luogo di godimento“. Dalla stessa matrice, inoltre, pare abbiano avuto origine cognomi come Godi o Godio, mediamente diffusi nel territorio locale.
Gozzano sorge in un territorio pianeggiante, circoscritta da una serie di colline dalla Valsesia e dal torrente Agogna che delimita il confine del comune.
La storia del borgo e di San Giuliano
Abbiamo visto chi era San Giulio, Il santo che diede il nome alla riviera ortense e al comune forse più rappresentativo, Orta San Giulio. Anche il comune di Gozzano è legato alla storia di San Giulio, più precisamente alla storia del fratello Giuliano, che proprio qui, sempre insieme a Giulio, costruì il novantanovesimo edificio di culto mariano, la bella chiesa di San Lorenzo, dove san Giuliano fu sepolto prima della traslazione avvenuta nel IX secolo presso la Basilica di San Giuliano.
In età medievale Gozzano era diviso in due centro distinti: la villa (a nord-ovest) e il vicus (a sud-est), intervallati in mezzo dalla piazza del mercato, diventata poi piazza San Giuliano.
Tra il X e l’XI secolo il colle dove sorge la basilica di San Giuliano fu fortificato e trasformato in castello, la cui prima menzione scritta risale all’anno 1015.
La curiosità: in località Sasso sorge un giacimento di fossili di “terebratula gozzanensis”, un fossile di conchiglia bivalve che nel 1880 fu denominata così proprio perché esclusiva del luogo.
Cosa vedere
Gozzano come abbiamo intuito è ricca di siti importanti dal punto di vista storico e spirituale.
Cominciamo dalla già citata Chiesa di San Lorenzo, a sud del centro abitato, fondata dagli stessi San Giulio e San Giuliano, come vuole la tradizione. Una tradizione che peraltro ha trovato sponde in recenti indagini archeologiche che hanno sostanzialmente confermato la narrazione agiografica: sono infatti state rinvenute le fondazioni di una chiesa paleocristiana, costruita probabilmente tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, fondata nel luogo di una sepoltura molto venerata e identificabile con quella di san Giuliano.
A partire dall’VIII secolo la chiesa di San Lorenzo iniziò una lunga fase di declino, che culminò nel trasferimento delle reliquie di san Giuliano nella nuova basilica a lui dedicata e costruita all’interno del centro abitato. Nel 1141 il vescovo di Novara affidò la chiesa a un gruppo di laici, affinché la restaurassero e, poiché si era persa memoria della sua dedicazione originaria, fu dedicata a San Lorenzo martire.
Approfondimento doveroso appunto per la Basilica di San Giuliano, costruita appunto sul colle che domina Gozzano alla fine del IX secolo per ospitare il corpo di San Giuliano. L’edificio, al quale nell’XI secolo fu affiancata l’imponente torre campanaria ancora esistente, fu completamente ricostruito nel XII secolo, in forme simili a quelle della Basilica di San Giulio e ispirate alla struttura dell’antico Duomo di Novara. L’attuale costruzione della Basilica di San Giuliano risale invece ai primi decenni del XVIII secolo: all’interno spiccano due grandi tele con scene della vita di san Giuliano.
Da visitare a Guzzano sono anche la Chiesa della Madonna del Boggio, fuori dal centro abitato, la Chiesa di Santa Maria di Luzzara, piccola gemma ricca di affreschi del XV e XVI secolo e le chiese di San Biagio e della Purificazione di Maria Vergine, situate rispettivamente nelle frazioni di Alzate e Bugnate.
Omegna, un comune fra cultura e nature
Omegna, un piccolo gioiello sul Lago d’Orta
Omegna è un comune situato all’estremità settentrionale del Lago d’Orta, circondato dalle montagne e percorso dalla Nigoglia.
Omegna è un comune italiano di oltre 15 mila abitanti, situato nella provincia del Verbano Cusio Ossola. Questo piccolo centro si colloca esattamente all’estremità settentrionale del Lago d’Orta, uno specchio d’acqua di origine glaciale considerato fra i più piccoli ma caratteristici del Nord Italia. Circondata dai monti, Omegna si riflette sulle acque del lago, per poi proseguire lungo la Nigoglia, un canale che accoglie poi le acque del torrente Strona, raggiunge il Toce e confluisce infine nel Lago Maggiore.
I luoghi culturali da non perdere
Nella cittadina di Omegna si possono ritrovare diversi luoghi di carattere culturale e religioso che vale la pena visitare. Fra questi rientra senz’altro la Chiesa parrocchiale di San Gaudenzio: situata a Crusinallo, la frazione più popolosa di Omegna, questo edificio è ritenuto, secondo la tradizione, una delle cento chiese fondate dal missionario greco San Giulio. La struttura originaria risalirebbe all’XI secolo, come testimoniano le fondamenta della prima chiesa e il basamento del campanile.
Lo stile architettonico in cui è stato costruito questo luogo sacro di Omegna è il romanico, anche se l’edificio di per sé è stato ampliato e presenta quindi delle modifiche di stile. Su un’altura accanto alla chiesa sorge poi l’Oratorio di San Rocco, chiamato dai locali “Chiesa del Castello”. Quest’ultimo è nato sulle rovine di un’antica torre medievale eretta dai Conti di Crusinallo che appartenevano al ramo dei “da Castello”.
Un’altra manifestazione architettonica da non perdere è il Ponte antico. Ritenuto per molto tempo un’opera romana, la struttura è in realtà un antico ponte di origine sforzesco-viscontea costruito solo dopo il 1490. Originariamente era composto da due arcate a tutto sesto poggianti su una pila centrale, ma si ipotizza che un grosso masso staccatosi dalla montagna nel 1920 abbia raso al suolo la prima arcata.
Costruita intorno all’XI secolo, quindi durante il Medioevo, la Porta la Valle, oggi detta Porta Romana, è una struttura storica di grande valore per Omegna: tale architettura, infatti, rappresenta ciò che rimane delle cinque porte che si aprivano sulle mura della città in quel periodo storico. Il territorio di Omegna vanta poi un grande passato industriale, la cui testimonianza è stato l’insediamento, da metà ‘800, della Ferriera e del Fabbricone Angeli-Frua, un’azienda tessile italiana nata nel 1896. Quest’ultima era il risultato dell’unione fra cotonifici e stamperie: di entrambi gli impianti restano ancora oggi significative testimonianze architettoniche a Omegna, oltre al villaggio operaio.
Le passeggiate più suggestive
Per quanto riguarda le bellezze naturali, è possibile scegliere fra diverse passeggiate e percorsi di trekking per ammirare splendidi paesaggi. Uno di questi è l’Anello di Quarna: si tratta di un itinerario accessibile a tutti che parte da Cireggio per ritornarvi. Seguendo le indicazioni che portano sulla mulattiera in direzione Santuario della Madonna del Fontegno, è possibile ammirare il Belvedere di Quarna Sopra, il laghetto artificiale di Vorio, i Laghetti di Nonio e boschi di aceri e castagni.
Bagnella-Nonio è il nome di un altro percorso consigliabile per gli amanti della natura che si trovano a Omegna. Dopo essere giunti a piedi a Oira, il sentiero continua verso Nonio, di cui si potrà visitare sia il centro storico che i suggestivi laghetti. Passando poi per Brolo, si ritornerà al punto di partenza, Bagnella, dove è possibile fermarsi per un pic-nic ne La Boschina, un’area attrezzata e ombreggiata.
Un altro percorso naturalistico consigliato è quello che collega Omegna al Mottarone. L’itinerario inizia incontrando subito un bosco e un punto panoramico, per poi passare il torrente “Rio Manera” e l’”Alpe del Barba”. Gli amanti della natura si potranno poi addentrare in un magnifico bosco di betulle, chiamato “Pian della Nave”, per giungere all’imponente roccia granitica dell’Omo. Alle pendici del Mottarone si incontra l’Alpe Mastrolino, da cui poter godere di una splendida vista su Omegna e sul lago d’Orta.
San Maurizio d’Opaglio, storia e attrazioni principali
San Maurizio d’Opaglio, alla scoperta della capitale italiana del rubinetto
San Maurizio d’Opaglio è un comune situato nella provincia di Novara, in Piemonte, conosciuto a livello nazionale per essere la capitale del rubinetto.
Comune della provincia di Novara, San Maurizio d’Opaglio è conosciuto specialmente per via dell’industria del rubinetto presente nel territorio.
Questo caratteristico borgo si situa a sud ovest del lago d’Orta e ha un passato storico tutto sommato recente. Qual è quindi la storia di San Maurizio d’Opaglio? E cosa vedere in questo paesino del Piemonte?
La storia
L’origine di San Maurizio d’Opaglio risale al 1568, quando venne istituita la parrocchia nata dall’unione degli antichi villaggi di Briallo (Riallo), Lagna (Alagna) e Opaglio (Opallium o Upai).
La consacrazione della parrocchiale di San Maurizio avvenne però successivamente, nel 1590 per la precisione. Ma la devozione al Santo risale a un periodo precedente: un estimo del 1537 cita infatti una Chiesa dedicata a San Maurizio presente nella località di Briallo.
Prima della costituzione della parrocchia il territorio era una sorta di feudo, difeso da un castello, che però venne distrutto, insieme ad altri, nel 1311 a opera dei ghibellini di Novara.
Il passato storico di questo borgo vede poi un’importante presenza di scalpellini: a seguito dell’avvio, nella metà del XIX secolo, dell’estrazione industriale del granito bianco dalle cave di Alzo di Pella molti abitanti di San Maurizio andarono infatti a lavorare presso tali cave.
Questa attività conobbe una crescita esponenziale fino alla Prima Guerra Mondiale, quando poi iniziò un lento declino che fu accelerato dopo il 1945.
Ma il vero “fiore all’occhiello” della storia di San Maurizio d’Opaglio sono le rubinetterie. La prima fu creata nel 1920 e, nel secondo dopoguerra, tale settore industriale ha avuto una fase di forte crescita.
Questa espansione è il motivo per cui il borgo è stato eletto come la capitale italiana del rubinetto, dove si insediano numerose imprese che operano in questo ambito.
Cosa vedere?
Uno degli elementi culturali simbolici del paese è il Museo del rubinetto e della sua tecnologia, istituito nel 1995. Il fulcro centrale di questo edificio è la mostra permanente “L’Uomo e l’Acqua”, dove si snocciola il rapporto dell’essere umano con questo elemento liquido, specialmente all’interno del contesto domestico.
Il museo si trova all’interno della Chiesa di San Carlo Borromeo: questo luogo sacro venne costruito nei primi decenni del ‘600, quando in Europa imperversava la peste. Proprio per scongiurare tale malattia i fedeli si rivolgevano al Santo, a cui, oltre alla chiesa, sono dedicati anche l’altare maggiore e il quadro “Madonna col Bambino, San Carlo e San Grato”.
Al di là dei diversi luoghi di culto e chiese che adornano il paesaggio e del territorio circostante, a essere degna di nota è la Parrocchiale di San Maurizio che, a partire dal 1568, è stata oggetto di numerose modifiche volte ad abbellirne l’esterno e l’interno a navata unica.
Per quanto riguarda le architetture civili invece, merita di essere visto il trittico composto dal Ponte Romano, dalla Casa Brioschi e dal Palazzo Bettoja. La terza domenica di settembre San Maurizio d’Opaglio ospita poi la festa patronale dedicata al Santo, dove si esprime la grande devozione dei cittadini nei confronti di questa figura.